Quelle che nessuno vede
La sveglia, alle 5:30, li coglie raramente di sorpresa; con l'armonia e la sincronia dell'abitudine si alzano e si preparano, alternandosi tra doccia, cucina e camera da letto. Un quarto d'ora dopo sono fuori, e lui la accompagna fino alla stazione a prendere l'autobus; torna poi a casa e senza fretta mette a scaldare il latte, tira fuori i biscotti, sveglia i figli, fa colazione insieme a loro ed insieme a loro esce quindi di casa.
Scende a piedi fino in centro, zaino portacomputer in spalla, lasciando i figli a scuola per strada; arriva sul posto di lavoro intorno alle 8:30, e qui resta fino a mezzogiorno, quando ne parte ripercorrendo la strada al contrario, raccogliendo i figli all'uscita di scuola e tornando con loro, sempre a piedi, fino a casa.
Il pranzo non è un momento di fantasie culinarie, ma è bastevole a saziare lui ed i bambini; a fine pasto rimettono a posto la piccola cucina, insieme, un gesto al quale lui stesso, con lo stimolo della presenza dei figli, si è dovuto educare. Al pasto segue quindi il riposo, e fino al suo risveglio i bambini sanno di non dover fare rumore; il piccolo spesso gioca in camera, il grande legge, talvolta comincia i compiti.
È nuovamente una piccola sveglia a distoglierlo dal greve sopore (perché di sonno non può parlare) per farlo tornare a prendere la macchina e scendere fino in stazione ad aspettare l'arrivo dell'autobus con cui torna la moglie. A seconda del giorno tornano quindi insieme a casa, o lui si fa accompagnare nuovamente in ufficio, da cui esce qualche ora dopo, percorrendo nuovamente a piedi la strada verso casa; ma anche i pomeriggi domestici sono dedicati al lavoro.
Dopo la cena, qualche serata con i figli, qualche serata con proiezione casalinga, qualche rara serata con amici, si fa in genere a letto presto perché le 5:30 del mattino dopo non siano troppo pesanti.