Le cose del caso
L'insegna era quanto di più semplice si potesse immaginare, e nel materiale e nella veste grafica. Le lettere, in stampatello maiuscolo, erano chiaramente leggibili: LE COSE DEL CASO. Senza colori che dessero nell'occhio, senza fronzoli, annunnciavano una di quelle bottegucce che un tempo si pubblicizzavano con "Tutto a mille lire", poi promosse a "Tutto a un euro", più vicino alla realtà ma spesso comunque ingannevoli nel prezzo delle cose che realmente potevano interessare.
Le vetrine non erano molto luminose, e come sempre in questi emporietti mostravano gli oggetti più disparati, dal coltellino a serramanico al cestino per le mollette. Non sembrava avere molti clienti, probabilmente per via della posizione riparata, traversa di traversa di via di grande comunicazione. L'unica persona fissa era il proprietario, silenzioso ed anonimo come il proprio negozio.
Pur trovandomi spesso a passarci davanti andando o tornando dal lavoro, non mi ero mai soffermato particolarmente a guardarne le vetrine: non tanto per mancanza di tempo, quanto per mancanza di interesse.