Superficialmente, The Dispossessed di Ursula Le Guin (tradotto in italiano con il titolo I reietti dell'altro pianeta), è un romanzo di fantascienza che narra i precedenti dell'invenzione del viaggio superluminale in un universo narrativo che comprende anche altre opere della stessa autrice (il Ciclo dell'Ecumene).

L'ambientazione principale del romanzo è un sistema planetario doppio, costituito da un pianeta, Urras, con la propria luna abitabile, Anarres. Urras è politicamente in una situazione simile a quella della Terra nel secondo dopoguerra, con due aree d'influenza nettamente contrapposte ed il cui confronto militare non è diretto, manifestandosi piuttosto nell'alternarsi del controllo politico e militare di Stati cuscinetto. Anarres è invece stata concessa, circa due secoli prima degli eventi del romanzo, ai seguaci del pensiero di Odo, un'anarchica morta prima di veder realizzato il proprio ideale.

Entrambe le società sono viste attraverso gli occhi e le esperienze del protagonista, originario di Anarres. Su Urras, costui interagisce quasi esclusivamente con l'equivalente urrastico del nostro blocco occidentale, la nazione di A-Io, una repubblica parlamentare di stampo capitalista con una netta divisione classista e con una certa propensione alla repressione violenta delle manifestazioni di protesta. Dell'altro blocco, dominato dalla nazione di Thu, si sa poco, se non che la sua organizzazione è formalmente socialista e politicamente totalitaria.

Anche la società anarco-comunista di Anarres è vista attraverso gli occhi del protagonista, in momenti successivi della propria vita, dall'infanzia e l'educazione al “non egoizzare” fino alla maturità e l'emigrazione su Urras, a rischio della propria vita e marchiato come traditore. Ed è in questo progressiva disvelazione che il protagonista (ed alcuni suoi compagni) percepiscono sempre maggiori discrepanze tra i principî fondanti della loro società e le realtà contro cui si devono scontrare, dalla semplice burocrazia organizzativa a più subdoli e meschini meccanismi egotistici.

Se il romanzo in sé non è privo di una certa qualità letteraria che scade forse solo un po' sul finale, è proprio nella presentazione di queste realtà, e nell'affrontare temi quali il rapporto tra linguaggio e percezione del mondo, che brilla.

A differenza dei libertari da blog con le loro ossessioni sulla falsa equazione tra tasse e furto, l'autrice di The Dispossessed (che non ha mai nascosto le proprie simpatie per l'anarchia) esplora infatti in questo romanzo, accanto ad una impietosa presentazione di realtà sociopolitiche di cui abbiamo esperienza più o meno diretta, la possibilità della realizzazione e della sopravvivenza di una società anarchica: non in platoniche condizioni ideologiche, ma in una realtà che, per quanto fittizia, è costituita da esseri umani con i loro vizi ed i loro difetti, su un pianeta poco generoso, tra l'eterna (percepita, non si sa quanto reale) minaccia d'estinzione se dal pianeta d'origine si decidesse un'invasione e la necessità primaria di sopravvivere di generazione in generazione.

Toccando così aspetti su cui troppo spesso è comodo sorvolare, Le Guin descrive una realtà ben lontana dagli idilliaci quadri ideali che piace propagandare ad altri libertari in altre sedi: una realtà dove già l'educazione dell'infante ai principî fondanti dell'anarco-comunismo mostra il paradosso del plagio, dove la meschinità umana ed il sotterfugio trovano il loro spazio accanto a forme di potere più subdole, ma non per questo meno oppressive, dell'autorità imposta con la violenza; una realtà dove le crisi più profonde fanno riemergere l'egoismo della sopravvivenza individuale a discapito di quella altrui pur dopo secoli di sacrifici individuali (più o meno volontari) per la sopravvivenza di tutti; una realtà dove pur senza leggi scritte una società riesce ad imporre comunque un'omogeneizzazione del pensiero e della sensibilità degli individui che ne fanno parte, con la conseguente ostracizzazione di individui o piccoli gruppi il cui sentire è troppo diverso (pur non lontano dagli stessi comuni principî fondanti) e pertanto pericoloso.

Se pure parte di questa analisi critica delle realtà sociopolitiche presenti nel romanzo emerge esplicitamente in brevi momenti funzionali alla narrazione, nelle reazioni o nelle parole del protagonista o di altri personaggi, è l'intera opera, con il suo detto e non detto, a costituire un importantissimo spunto di riflessione. Ed il tutto senza alcun sacrificio alla narrativa ed alla qualità letteraria dell'opera.